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L’invasione delle microplastiche..

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La riscontrata presenza di fibre di polimeri e microparticelle derivate dalla plastica inferiori ai 5 mm in buona parte dei cosmetici statunitensi di recente ha suscitato molte polemiche. I danni ecologici pare siano provocati dai piccoli frammenti di plastica che fungono da esfolianti in molti prodotti cosmetici, tra cui scrub per il viso, saponi, shampoo e dentifrici: queste particelle sono così piccole che scivolano attraverso il trattamento delle acque reflue comunali e finiscono nei laghi, nei fiumi e negli oceani. La crescente curiosità, partita nel New Yorkese, ha fatto si che i controlli si espandessero fin da noi e così nel Mar Mediterraneo vengono rinvenuti residui delle medesime sostanze anche se la matrice di provenienza (cosmesi?) è dubbia.

La presenza di microplastiche nel mar Mediterraneo sta raggiungendo un livello allarmante, anche nell’area protetta del Santuario dei Cetacei: il valore medio, 0,62 particelle di microplastica per metro cubo, è simile a quello riscontrato nelle isole di spazzatura che galleggiano nell’Oceano Pacifico.  I maggiori livelli riscontrati sono nel mar Ligure, con una presenza 7 volte superiore rispetto al Mar di Sardegna. A farne le spese ad ora sono le balenottere comuni (Balaenoptera physalus), naturali filtratori d’acqua e specie in via d’estinzione. Nel plancton è molto alto il livello degli ftalati, composti additivi della plastica nocivi per la salute dei mammiferi e classificati come “distruttori endocrini”, sostanze che interferiscono con la riproduzione; alte concentrazioni sono state rilevate nell’adipe sottocutaneo di 4 balenottere comuni su 5 ritrovate spiaggiate lungo le coste italiane.

L’ultimo recente ritrovamento da parte dei ricercatori del Marine and Environmental Chemistry di Varel in Germania, tratta della presenza di microplastiche in molti marchi di birra tedesca, anche tra i più popolari. L’analisi, pubblicata su “Food Additives and Contaminants“, ha analizzato 24 marche di birra commerciali – 12 delle quali Pilsener, cinque di frumento e sette Pilsener senza alcool – , filtrandole per rilevarne la presenza di contaminanti. Anche se la quantità scoperta nella fresca bevanda non è considerata pericolosa per la salute umana, secondo l’equipe di ricerca è la dimostrazione della misura in cui le microplastiche abbiano “infiltrato il mondo intero”.

fonti: La Stampa; RepubblicaBeatthemicrobeadMesUK
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