Home / Area esperti / PCB non diossina simili in alimenti e mangimi, i dati EFSA

PCB non diossina simili in alimenti e mangimi, i dati EFSA

Nel luglio del 2010 l’European Food Safety Authority (EFSA, http://www.efsa.europa.eu/it/) ha pubblicato sull’EFSA Journal i risultati di un importante lavoro di monitoraggio dei PCB non-diossina simili in alimenti e mangimi di 18 Paesi dell’Unione Europea, Norvegia ed Islanda nel periodo 1995-2008. Nel report sono contenuti i risultati delle determinazioni effettuate su più di 12000 campioni tra alimenti e mangimi.

I policlorobifenili (PCB) sono contaminanti organici persistenti nell’ambiente e sono associati ad una lunga serie di effetti sulla salute. Sono stati ampiamente prodotti ed utilizzati dall’industria tra gli anni ’30 e gli anni ’80 del secolo scorso per le loro proprietà dielettriche e di ritardanti di fiamma. A tutt’oggi ne è vietata la produzione e l’importazione nei Paesi della Comunità Europea ed è stato stimato che l’apporto di PCB all’uomo avviene principalmente attraverso gli alimenti di origine animale. I PCB sono una famiglia di 209 congeneri, distinti in diossina-simili (12) e non diossina-simili (197). Il controllo dei livelli dei PCB non diossina-simili (NDL-PCB), negli alimenti, ha assunto negli ultimi anni un’importanza crescente rispetto ai più noti PCB diossina-simili, per i quali, al pari delle diossine (PCDD) e dei furani (PCDF), esistono dei limiti massimi fissati dal Regolamento Comunitario 1881/2006. Per quanto riguarda i livelli di NDL-PCB, sono di recente pubblicazione studi che ne documentano gli effetti carcinogenici ed in generale ne caratterizzano gli aspetti tossicologici, la cui conoscenza era rimasta un passo indietro rispetto al gruppo delle “diossine”. Parallelamente, anche il quadro normativo è destinato ad adeguarsi, difatti, a livello comunitario, sono in fase di emanazione dei documenti che permetteranno di fare chiarezza sull’argomento, primo tra tutti il testo “Possible harmonized levels of non-dioxin-like PCBs (NDL-PCBs) in food of animal origin” (DG Sanco 2009) che per la prima volta imporrà dei limiti di legge per NDL-PCB negli alimenti. Questo documento permetterà anche di fare chiarezza nel dedalo bibliografico relativo ai NDL-PCB dovuto alla numerosità di questo gruppo di molecole. Oltre a DL-PCB e NDL-PCB, esiste una ulteriore sotto-categoria di PCB, quella dei PCB “indicatori”. La ricerca dei PCB di maggiore interesse tossicologico (come i DL-PCB), infatti, parte molto spesso dalla ricerca dei PCB che maggiormente si ritrovano nell’ambiente e negli alimenti, i PCB indicatori appunto, i quali non necessariamente rientrano tra i PCB più dannosi per la salute.

Il Piano Nazionale Residui (PNR), ad esempio, nel 2000 indicava come PCB indicatori un gruppo di sette PCB (sei NDL ed uno DL), mentre dal 2004 in poi ha preso a considerarne diciotto (comprendendo due DL-PCB). Negli ultimi tempi il trend sembra quello di un ritorno ai “sette indicatori”, o meglio a sei, in quanto dal gruppo di sette è stato escluso quell’unico DL-PCB, che facendo parte dei 12 DL, è già di per sé oggetto di numerose ricerche. Ai sei NDL-PCB indicatori (28, 52, 101, 138, 153 e 180) fanno infatti riferimento sia la sopracitata proposta comunitaria, sia il presente monitoraggio dell’EFSA. In più quest’ultimo, nella parte introduttiva, fa riferimento ad una nota del CONTAM Panel (Scientific Panel on Contaminants in the Food Chain of EFSA) secondo cui la somma delle concentrazioni dei sei NDL-PCB rappresenti circa il 50 % del totale dei NDL-PCB negli alimenti. Il monitoraggio dell’EFSA si va a collocare in un periodo di transizione (1995-2008), sia perché gli anni ’90 sono stati i primi anni PCB-free (con una eterogenea distribuzione ambientale dei PCB), sia perchè la normativa e le misure attuative da parte della Comunità Europea in quegli anni sono state in continuo divenire. È del 2002 infatti la Raccomandazione 2002/201/CE in cui la Commissione Europea ha prescritto una serie di azioni da intraprendere per ridurre la presenza di diossine e PCB diossina-simili in alimenti e mangimi, prevedendo in seguito un piano di monitoraggio da parte degli Stati Membri comprendente, ove possibile, anche i PCB non diossina-simili.

I risultati del monitoraggio EFSA riportano gli esiti delle analisi effettuate su 11214 alimenti e 1349 mangimi raccolti fra il 1995 ed il 2008 in 18 Paesi Membri, l’Islanda e la Norvegia. Il 18.8 % delle determinazione dei singoli congeneri è risultato “non rivelabile”. I NDL-PCB che maggiormente hanno contribuito invece alla determinazione della somma dei sei indicatori sono stati il 153 ed il 138 (che insieme costituiscono circa il 50 % del totale), seguiti dal 180, 28, 101 e 52 con variazioni dipendenti dal tipo di alimento o di mangime. Gli alimenti più contaminanti dai sei PCB indicatori sono risultati i prodotti della pesca, seguiti dagli altri alimenti di origine animale, in particolare latte e derivati. Analogamente, tra i mangimi maggiormente contaminati da PCB ritroviamo l’olio di pesce. Oltre che come documento di riferimento, il report EFSA può anche essere utilizzato per la valutazione dei risultati ottenuti in Campania nell’esecuzione di attività di sorveglianza e controllo su varie matrici alimentari. In particolare, i livelli di NDL-PCB riscontrati nei mitili Campani, in un progetto di ricerca sulla molluschicoltura svoltosi tra il 2008 ed il 2010, risultano inferiori alla media Europea per i prodotti della pesca (3.5 ng/g contro 23.3 ng/g su prodotto fresco).

I dati riportati hanno permesso infine di stimare che la somma dei sei NDL-PCB è circa cinque volte più abbondante negli alimenti della somma dei dodici DL-PCB, con alcune eccezioni legate all’origine dell’alimento o del mangime e della fonte di contaminazione. Queste ultime, infatti, come si evince dall’analisi dei risultati, sono sempre determinanti nell’individuazione dei fattori di rischio per la sicurezza alimentare.

F.P. Serpe

Skip to content