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Le api ci insegnano l’immunità di sciame

Il settimanale britannico – The Economist – ha recentemente pubblicato un interessante articolo sui meccanismi difensivi che l’”Apis mellifera” sviluppa nei confronti degli agenti patogeni.

Tali sistemi mostrano una straordinaria similitudine con le strategie vaccinali predisposte dall’uomo.

L’articolo fa riferimento in particolare ad uno studio apparso sul “Journal of Experimental Biology” condotto dal dr. Gyan Harwood dell’Università dell’Illinois, Urbana-Champaign , sostenitore della teoria secondo cui questi insetti mettono in atto operazioni analoghe ai nostri programmi vaccinali per l’infanzia : prime-boost  (“a doppia dose ”, di  cui la prima attiva la risposta immunitaria e la seconda la rafforza).

Le api sono una specie gregaria e pertanto costantemente a rischio di diffusione nei loro alveari di malattie nei confronti delle quali però non dispongono di un robusto sistema immunitario, motivo per cui le api regine “vaccinerebbero” le loro uova, prima della deposizione trasferendo in esse frammenti di proteine provenienti da agenti patogeni che fungerebbero da antigeni, stimolando la risposta immunitaria negli esemplari in via di sviluppo.

Le api nutrici avrebbero il compito di incorporare nella pappa reale le proteine derivate da agenti patogeni eventualmente contenuti nelle provviste, probabilmente portati nell’alveare dalle api bottinatrici.

Lo studio del Dr. Harwood dimostra che sono proprio le api nutrici ad incorporare nella pappa reale da loro prodotta gli antigeni immunizzanti e che l’ape regina a sua volta li trasmetta alla progenie tramite le uova . Inoltre, dal momento che anche le larve ricevono pappa reale nei primi giorni di vita dopo la schiusa   anche le api nutrici trasmettono gli antigeni alle larve. Ogni ape neonata quindi risulta vaccinata due volte.

Resta da capire se si tratti semplicemente di un approccio belt-and-braces (di una doppia precauzione), o sia in realtà l’equivalente della vaccinazione prime-boost per gli esseri umani, in cui la seconda somministrazione moltiplica gli effetti della prima.

Ma qualunque sia la verità, tale strategia sembra offrire una valida protezione. Non si tratta tanto di immunità di gregge, quanto di immunità di “sciame”.

E’ possibile approfondire I dettagli dello studio cliccando sul link all’articolo:

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