L’influenza aviaria torna a diffondersi nei paesi nord europei dove sono stati notificati 300 casi in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. La maggior parte degli isolamenti riguarda i volatili selvatici che possono però rappresentare un pericolo per possibili contatti con gli allevamenti avicoli .
Il 30 settembre 2020 l’Autorità per la sicurezza alimentare dell’Ue aveva già allertato gli Stati membri sul possibile pericolo di diffusione del virus in Europa occidentale in seguito alle migrazioni di volatili selvatici da Russia e Kazakistan, invitando i territori a rischio ad adottare misure di contenimento nei riguardi dell’agente patogeno.
A fine novembre l’Efsa, in un scientific report ribadisce il concetto già esposto: la malattia inizia a diffondersi.
Il Report dell’Efsa rende noti i risultati di uno studio condotto in collaborazione con l’Ecdc : nessun marcatore genetico che indica l’adattamento ai mammiferi è stato identificato nei virus analizzati finora nè è stata segnalata alcuna infezione umana dovuta ai virus dell’influenza aviaria rilevati nelle recenti epidemie. Per questo motivo, rischio di spillover al momento è considerato piuttosto basso.
Tuttavia per evitare che ciò accada, la trasmissione del virus va tenuta sotto controllo auspicabilmente tramite la collaborazione tra autorità di salute animale, dell’ambiente e dell’uomo secondo un approccio One Health.