Il 27 novembre 2017, al terzo voto in due mesi, a Bruxelles è stata trovata la maggioranza per approvare il rinnovo della licenza del glyfosate, il più famoso e utilizzato erbicida a livello globale.
Diciotto Stati hanno votato a favore, nove, tra cui l’Italia , si sono schierati contro, un solo paese si è astenuto: il Portogallo.
A cambiare gli equilibri rispetto alla riunione del 9 novembre scorso, che non aveva espresso una maggioranza qualificata a sostegno o contro la proposta, è stato il voto favorevole di Romania, Bulgaria, Polonia e Germania, che in precedenza si erano astenute .
Il Commissario Ue alla Sanità Vytenis Andriukaitis ha espresso soddisfazione per l’accordo raggiunto “Il voto di oggi dimostra che, quando lo vogliono tutti, siamo in grado di condividere e accettare la nostra responsabilità”. La licenza del glyfosate era in scadenza per il prossimo 15 dicembre e senza il voto sul rinnovo sarebbe toccato alla Commissione decidere in tutta autonomia.
In Italia resta in ogni caso il divieto di uso del glyfosate nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura” , come da decreto Ministeriale del 9 agosto del 2016 .
Ma per capire come si è arrivati fin qui, bisogna partire dall’inizio.