La Commissione europea ha chiesto all’EFSA di aggiornare la sua valutazione del rischio dell’arsenico inorganico (iAs) negli alimenti, sulla base delle valutazioni pubblicate nel 2009 e 2021, rispettivamente sull’arsenico e arsenico inorganico negli alimenti, alla luce dei nuovi studi sui suoi effetti tossici.
L’arsenico è un contaminante ampiamente diffuso, sia in natura che come risultato dell’attività dell’uomo, in diverse forme organiche e inorganiche. Nello specifico, per l’arsenico inorganico, i principali alimenti all’origine dell’esposizione sono il riso, i cereali e i prodotti a base di essi. Anche l’acqua potabile contribuisce all’esposizione, benché i tenori in arsenico siano generalmente bassi in Europa.
Le evidenze epidemiologiche attestano che l’assunzione cronica di iAs attraverso la dieta e l’acqua potabile è associata ad un aumento del rischio di numerose patologie, tra cui tumori cutanei, vescicali e polmonari, aborti spontanei, mortalità neonatale e infantile, cardiopatie congenite, malattie respiratorie, patologie renali croniche e cardiopatie ischemiche.
Al fine di valutare in modo rigoroso le sostanze genotossiche e cancerogene presenti negli alimenti, l’EFSA adotta il concetto di Margine di Esposizione (MOE), che consiste nel rapporto tra due fattori: il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità ma comunque misurabile e il livello di esposizione di una data popolazione alla sostanza in esame. Un MOE basso corrisponde ad un rischio maggiore rispetto ad un MOE alto.
Secondo le evidenze ricavate da studi sull’uomo, un MOE pari o inferiore a 1 corrisponderebbe ad un livello di esposizione all’arsenico inorganico collegabile ad un aumento del rischio di cancro alla pelle. Attualmente, i valori di MOE registrati negli adulti sono generalmente bassi: essi variano tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i consumatori più assidui. Gli esperti hanno perciò concluso che ciò prospetta un problema per la salute pubblica.
Attualmente l’EFSA sta svolgendo una valutazione dei potenziali rischi associati all’esposizione all’arsenico organico negli alimenti, al termine della quale procederà a valutare i possibili rischi derivanti dall’esposizione congiunta sia all’arsenico organico che a quello inorganico presenti negli alimenti.