Oggi viviamo immersi in un mondo di plastica, che una volta esaurito il suo compito finisce spesso negli oceani.
Ogni anno vengono riversati in mare milioni di tonnellate di plastica, i rifiuti più diffusi sono le bottigliette da mezzo litro, seguite dai frammenti prodotti dalla disgregazione di reti e imballaggi di vario tipo.
Tuttavia sebbene l’inquinamento più vistoso sia quello dovuto a oggetti voluminosi che soffocano o intrappolano gli organismi marini, quello più subdolo è costituito da particelle di dimensioni inferiori ai 5 millimetri: le cosiddette microplastiche.
Queste possono essere scambiate per cibo e ingerite da pesci, molluschi e crostacei, accumulandosi nei tessuti. La concentrazione degli inquinanti organici presenti in questi frammenti condiziona ogni anello della catena alimentare fino a raggiungere il nostro piatto con gravi e imprevedibili conseguenze per la nostra salute.
Da alcuni anni diversi governi si stanno impegnando per abolire imballaggi e prodotti usa e getta. Tra questi figura anche l’Italia che nel 2011 ha bandito le buste per la spesa e nel gennaio 2018 ne ha vietato l’utilizzo anche per la vendita al dettaglio di frutta e verdura, sostituendoli con omologhi biodegradabili.
Assolutamente meritorio l’impegno di privati ed associazioni per ripulire le nostre bellissime spiagge tuttavia è evidente che senza un deciso cambiamento delle abitudini di ognuno di noi (corrette pratiche di acquisto, riciclo, riduzione, recupero, riutilizzo degli oggetti in plastica) ci troveremo sempre al punto di partenza, in un eterno gioco dell’oca.
In tale ottica noi del DIPARTIMENTO Osservatori Regionali – Epidemiologia e Biostatistica (OREB) IZSM abbiamo scelto nel nostro piccolo dare un contributo:
da luglio 2018 : Dipartimento PLASTIC FREE … segui il nostro esempio!