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Alluminio a contatto con gli alimenti: il CNSA raccomanda un piano di monitoraggio

L’alluminio, prezioso alleato in cucina, può finire sotto la lente di ingrandimento qualora i consumatori ne facciano un uso improprio.

Alla luce di una nuova richiesta da parte della Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione (DIGISAN), il CNSA (Comitato Nazionale di Sicurezza Alimentare) rivaluta la problematica relativa all’ esposizione dei consumatori all’alluminio per contatto alimentare.

Già nel 2008 l’EFSA individuava nella dieta la principale fonte di esposizione a tale metallo stabilendo altresì la dose settimanale tollerabile pari a 1 mg/Kg/pc/settimana corrispondente ad es. a 20 e 70 mg di allumino/settimana, rispettivamente, per un bambino di 20 kg e per un adulto di 70 kg.

La cessione di tale metallo si sviluppa soprattutto per contatto con alimenti ad alto grado di acidità o salinità (ad esempio: limone, pomodoro, capperi…)

La legge italiana impone di riportare in etichetta indicazioni chiare che ne garantiscano un utilizzo sicuro.

Per abbassare la possibile esposizione è bene seguire le istruzioni del Ministero della salute:

Gli studi svolti dal laboratorio di riferimento nazionale dell’ISS si allineano a quanto riportato dal precedente parere rafforzando l’attenzione sul potenziale rischio per la salute umana con particolare.

Va preso in considerazione l’uso di materiali alternativi o leghe “che minimizzino la cessione” .

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