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Utilizzo di tecniche geospaziali per la determinazione dei possibili luoghi di contaminazione del latte bovino

Tratto da “LXIV Convegno Nazionale S.I.S.Vet. 2010″

L’incredibile sviluppo tecnologico in settori in forte espansione come quello energetico, chimico ed industriale ha inevitabilmente determinato la produzione e di conseguenza l’immissione nell’ambiente di una enorme quantità di sostanze chimiche potenzialmente tossiche. Molte di esse possiedono un’emivita ambientale molto lunga e pertanto in grado di persistere nell’ambiente per diversi anni e quindi di trasferirsi negli alimenti. Nell’ultimo decennio sono stati condotti innumerevoli studi volti a chiarire non solo il grado di contaminazione delle principali matrici alimentari, ma anche ad individuare le aree geografiche maggiormente interessa teda tale inquinamento. Tra i differenti xenobiotici rinvenibili nell’ambiente e negli alimenti, sicuramente le diossine rivestono un ruolo cruciale per la salute umana in relazione alla loro attività di interferenti endocrini. Gli alimenti rappresentano la fonte principale di introduzione nell’organismo di queste sostanze e tra le matrici alimentari il latte e i suoi derivati sono da annoverare tra quelle maggiormente coinvolte in questo tipo di trasferimento. Non solo perché essi occupano un posto di primo piano nella dieta della popolazione italiana ed in particolar modo dei neonati, ma anche perché il latte risulta essere uno degli alimenti più frequentemente contaminato.
Negli ultimi anni si è diffuso l’utilizzo di un particolare software denominato Geographical Information System (GIS) per gli studi di carattere ambientale, grazie alla sua capacità di identificare sorgenti non puntuali di inquinanti.
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