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Trichinellosi: una zoonosi emergente?

La trichinellosi è una malattia a carattere zoonosico sostenuta da un nematode parassita del genere trichinella , ad un unico ospite.
Esistono svariate specie ognuna con ospiti preferenziali e con diverse aree di distribuzione (tab. 1 e tab. 2)

 Tab. 1. SPECIE INCAPSULATE

Trichinella Ospite naturale   Area di distribuzione Patogenecita’
per l’uomo
spiralis Suino domestico
e  selvatico,
carnivori, ratti
Cosmopolita
zone temperate
elevata
nativa carnivori Zone
artiche-subartiche
elevata
britovi Carnivori,
Suino domestico
e  selvatico
Zone temperate
dell’Eurasia
bassa
nelsoni carnivori Africa
subsahariana
scarsa
murrelli carnivori Regioni
temperate
nord America
elevata

Tab. 2.  SPECIE NON INCAPSULATE

Trichinella Ospite naturale   Area di distribuzione Patogenecità per l’uomo
Pseudospiralis Carnivori, onnivori, marsupiali, ratti, uccelli selvatici cosmopolita elevata
Papue Suini selvatici e domestici, rettili Papua-Nuova Guinea Non nota
Zimbabwensis Mammiferi e rettili Africa Non nota

Ciclo vitale
I parassiti vivono nell’intestino tenue: dopo l’accoppiamento il maschio muore e la femmina penetra nella mucosa intestinale dove depone le larve a livello dei vasi linfatici; le larve arrivano al cuore destro per via linfoematogena e di qui diffondono al cuore sinistro e quindi a tutto l’organismo. A livello della muscolatura striata (pilastri del diaframma, mm. linguali, mm. masseteri, mm. intercostali, mm. del bulbo oculare) le larve penetrano nelle fibre muscolari dove si spiralizzano e vengono racchiuse da una capsula connettivale (0,5-0,25 mm) le larve all’interno della capsula possono rimanere vitali ed infestanti per diversi anni.
Quando le carni infestate vengono ingerite da un nuovo ospite le capsule vengono distrutte dai succhi gastrici e le larve maturano ad adulti (2gg) dando inizio ad un nuovo ciclo a 4-5 giorni dall’infestazione si possono già rilevare nuove larve nel torrente circolatorio. (v. schema sottostante).

trichinella 1

 trichinella 2

Epidemiologia
Le sopravvivenza della trichinella si basa su un ciclo silvestre e un ciclo urbano.
Nel ciclo silvestre sono interessati vari animali selvatici (volpi, cinghiale, orso) e volatili carnivori (corvi, rapaci) che si infestano cibandosi di animali o di carogne infestate e permettono così il perpetuarsi del ciclo. Le larve infatti hanno notevoli capacità di adattamento all’ambiente.
Nel ciclo urbano che vede coinvolto anche l’uomo sono invece interessati gli animali domestici (suini, cavalli) che si infestano alimentandosi con rifiuti o con il contatto con carogne contenenti larve: solitamente dal ciclo silvestre avviene un’introduzione del parassita nel ciclo urbano specie quando è agevole il contatto tra animali selvatici e domestici (scorretta gestione della fauna selvatica).
Dai dati bibliografici sembra che la volpe svolga il ruolo di animale serbatoio per la T. britovi presente sul nostro territorio, mentre i roditori possono divenire fonte di contaminazione per gli animali domestici nel caso di T. spiralis alla quale sono molto sensibili (v. schema sottostante).

 trichinella 3

Modalità di trasmissione all’uomo
L’ uomo può infestarsi consumando carni poco cotte o crude di animali infestati.
I focolai di trichinellosi in Europa hanno riguardato carne di suino e di cinghiale e di cavallo. Il rischio è legato principalmente a quegli animali che vengono allevati allo stato brado o in piccole aziende dove quindi è più facile la possibilità di contatto con gli animali selvatici.
Casi di trichinellosi umana dovuti al consumo di carni provenienti da animali allevati in impianti industriali sono estremamente rari. (tab. n.3).

 Tab. n. 3. Epidemie umane dal 1988 ad oggi (fonte Pozio, ISS-Roma)

ANNO REGIONE N° Casi Fonte dell’Infezione
1988 Umbria 48 Cinghiale
1990 Piemonte 11 Cinghiale d’allevamento
1990 Puglia 500 Cavallo d’importazione
1991 Basilicata 6 Maiale
1993 Toscana 4 Maiale
1995 Abruzzo 23 Cinghiale
1996 Basilicata 3 Maiale
1996 Abruzzo 10 Cinghiale
1998 Emilia Romagna 92 Cavallo d’importazione
2000 Puglia 36 Cavallo d’importazione
2002 Lazio 8 Maiale d’importazione
2005 Sardegna 19 Maiale
2005 Lombardia 7 Cavallo d’importazione
2006 Lombardia 3 Maiale d’importazione
2007 Sardegna 1 Maiale

Diagnosi e sintomatologia
L’infestione da trichinella negli animali non produce nella maggior parte dei casi una sintomatologia apprezzabile, per effettuare una diagnosi in vivo sono necessari esami di laboratorio: l’esame sierologico (ELISA – Enzyme-linked immunosorbant assay) consente un’eventuale screening della malattia in azienda.
Nell’uomo la sintomatologia può variare da un decorso asintomatico fino ad un esito mortale a seconda delle larve migrate nei tessuti dalla loro localizzazione muscolare e dalla specie di trichina.
La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (che è presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza sudorazione edema facciale e palpebrale fotofobia e febbre.
La diagnosi viene suggerita dalla presenza di marcata eosinofilia (fino al 70%), leucocitosi, aumento degli enzimi muscolari (CpK) e confermata attraverso esami sierologici o biopsia muscolare positiva per trichina.

 Prevenzione e controllo
La trichinella viene considerata un rischio importante per le carcasse dei suidi (suini-cinghiali) e solipedi (cavalli) pertanto la Commissione Europea, nell’ambito del. “Pacchetto Igiene”, un corpus legislativo che regolamenta tutta la sicurezza alimentare, con il Regolamento 2075/2005 che definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni, ha previsto l’adozione di misure  per prevenire l’introduzione del parassita in allevamento e ha ribadito l’obbligatorietà di un apposito esame di laboratorio eseguito dal tessuto muscolare per il controllo delle carni al macello.
Quindi la prevenzione e il controllo della trichina vengono effettuati a più livelli nella filiera.

In allevamento è necessario:

  • Evitare il contatto con animali selvatici impedendo l’uscita dei capi all’esterno degli edifici mediante l’allestimento di una recinzione continua ed integra;
  • Igiene della conservazione e somministrazione dei mangimi;
  • Idoneità delle procedure di derattizzazione e lotta contro gli insetti;
  • Protezione contro i grandi uccelli carnivori o onnivori mediante un’idonea copertura dei parchetti esterni (tettoia);
  • Monitorare la fauna circostante in modo da conoscere la situazione epidemiologica e l’eventuale grado di rischio ( la regione Campania di concerto con l’ORSA – Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare – sta preparando in piano di monitoraggio che partirà dal 2010);
  • Rimuovere con rapidità gli animali morti in modo  da impedire un’eventuale diffusione del parassita;
  • Assicurarsi che i capi introdotti in azienda siano esenti da trichina.

 Al macello invece il controllo viene eseguito su campioni prelevati di tessuto muscolare striato (v. tab. n. 4) con uno dei metodi di rilevamento di cui all’allegato I, cap. I e II del regolamento 2075/2005 (v. schema).
L’OSA (Operatore Settore Alimentare) deve garantire la rintracciabilità delle carcasse e delle carni.
A partire dal 1 gennaio 2010 i laboratori devono ottenere dalla regione la designazione per continuare nell’effettuazione degli esami ufficiali purché valutati ed accreditati dal SINAL  (Sistema informativo nazionale accreditamento laboratori di prova) secondo la procedura di cui all’art. 12 del regolamento 882/2004 relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali per il metodo di individuazione utilizzato  nell’esame dei campioni di tessuto muscolare striato.
Le carni di animali infestati da trichina non sono idonee al consumo umano e animale pertanto devono essere distrutte e smaltite a norma di legge. (Regolamento CE 1774/2002 recante norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano)

 Tab. n. 4. : modalità di prelievo

Carcassa Peso minimo di prelievo* Matrice Zona di prelievo
Suini domestici 1 /1,15 g Diaframma Muscolare e tendinea
Scrofe riproduttrici e Cinghiali 2 g Diaframma Muscolare e tendinea
Scrofe riproduttrici e Cinghiali 4 g Diaframma Mascella, lingua, addominali
Tagli di carne 5 g Muscolo striato Ossa o tendini
Carne congelata 5 g Muscolo striato /

Il peso si riferisce a un campione esente da grassi.

trichinella 4.1

La prevenzione:
 la trichinellosi può essere prevenuta osservando le seguenti misure igienico sanitarie:

  • La carne va consumata ben cotta: è sufficiente 1 minuto a 65°C. Il colore della carne deve virare dal rosa al bianco;
  • Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita;
  • Il congelamento secondo criteri combinati di temperatura/durata inattiva eventuali larve presenti nel parenchima muscolare. Tuttavia alcune specie secondo un parere dell’EFSA (European Food Safety Authority) sono più resistenti rispetto ad altre e soprattutto la loro resistenza varia anche in base all’ospite.

 Conclusioni
Alla luce di quanto detto, è necessario passare da un approccio basato sul principio della precauzione ad un approccio basato sulla valutazione del rischio istituendo allevamenti trichinella-free (oggetto di monitoraggio a campione, eventualmente anche sierologico), controllando tutti gli animali allevati out-door ed i riproduttori e monitorando soprattutto  la fauna selvatica mediante piani regionali annuali applicando correttamente il regolamento 2075/2005.

dott. Francesca Di Prisco
IZSM

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